"LETTI SOTTRATTI"
Da TOSCANA MEDICA n° 10 Novembre/Dicembre
2011 (p.42)
Sono un medico di 66 anni, direttore di
una U.O. di Medicina di Cisanello a Pisa. Da 40 anni lavoro in ospedale ed è in
virtù di questa esperienza che mi permetto alcune
osservazioni da convinto internista.L’idea che sto maturando è che si voglia
ulteriormente ridimensionare la Medicina Interna a vantaggio di altre specialistiche e della
Medicina d’Urgenza. Credo sia un errore sottrarre letti alla
Medicina Interna per incrementare quelli della
Medicina d’Urgenza in quanto sono 2 ambiti diversi di intervento ma considerando la
maggioranza delle persone che afferiscono
all’ospedale, più spesso soggetti anziani, (l’età media è
destinata ad aumentare) e quindi affetti da
polipatologie è illusorio poter risolvere in urgenza le
necessità di queste persone. Il paziente specie se con
polipatologie, dimesso rapidamente dalla porta (Medicina
d’Urgenza) rientra a breve dalla fi nestra
(Pronto Soccorso) perché non ha risolto i suoi
problemi (veri o falsi che siano).
Il problema quindi non è chiamarsi
Medicina Generale (Interna) o Medicina d’Urgenza,
ma fare bene la medicina.
Per risolvere i problemi di un malato
bisogna conoscere bene la medicina per poter
rapidamente arrivare alla soluzione. Considerando la
tipologia dei pazienti che più frequentemente
afferiscono in ospedale è proprio il medico internista lo
specialista più idoneo purchè:
• sia ben preparato;
• sia ben motivato;
• stia in corsia la maggior parte del suo tempo ed il resto lo passi a studiare;
• disponga di Servizi (diagnostica strumentale, radiologica, istologica ecc.) che in tempi
brevissimi pratichino gli esami e diano una risposta (occorre incrementare le ore lavorative
dei Servizi che rappresentano il vero collo di
bottiglia della
tempistica);
• venga fatta a monte una selezione dei ricoveri (salvo le vere urgenze i pazienti
obbligatoriamente debbano passare attraverso i medici del territorio prima di arrivare in ospedale,
in questa maniera si può ridurre di un terzo il
numero dei
ricoveri);
• venga consentito al medico di dimettere il paziente quando lo ritiene pronto e
non quando decidono i familiari o altri per mancanza
di sedi atte ad accoglierlo.
In questo contesto un internista valido
risolve rapidamente e compiutamente i problemi
nella maggioranza dei casi ad un costo inferiore
in termini di danni per il paziente e di euro per la
sanità; alle altre specialistiche si riserveranno
quindi
casi ben selezionati.
Gli internisti validi sono purtroppo una
specie in estinzione. Forse le cose che ho detto sono banalità
ma che, se veramente messe in atto, possono
ottenere dei buoni risultati perché la Medicina
Interna, la madre di tutte le medicine, conserva
ancora intatto il suo valore solo che forse nessuno la
conosce più o ha interesse a conoscerla.
Maido Giovacchino Castiglioni
Direttore Medicina Generale IV AOUP
Cisanello-Pisa
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------
"LETTI SOTTRATTI…"
Da TOSCANA MEDICA
n°2 Febbraio 2012
Ho letto con qualche settimana di ritardo (lo ammetto) la lettera pubblicata su Toscana Medica 10/11 a pag 42 del Dott. Maido Giovacchino Castiglioni e in virtù del ruolo che rivesto mi sento in dovere di rispondere alle sue considerazioni, anche perchè questo mi dà l’opportunità di puntualizzare alcune cose su cui temo si stia facendo confusione…
Scorrendo le righe della lettera sopracitata è insorto dentro di me un profondo senso di rammarico e di amarezza. Rammarico perchè non condivido affatto la chiave di lettura che lo stimato collega esprime riguardo al ruolo (nella organizzazione Ospedaliera) dei reparti di Medicina Interna e Medicina d’Urgenza e amarezza perchè sembra che il collega
individui nella presenza della Medicina d’Urgenza l’origine di tutti i mali della Medicina Interna.
Con la premessa che la Medicina Interna e la Medicina d’Urgenza sono 2 Specialità distinte e che anche l’assetto normativo italiano le riconosce come due Discipline distinte
(Medicina
Interna da un lato e Medicina
e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza dall’altro),
vorrei puntualizzare che all’interno delle organizzazioni ospedaliere le UU.OO. che le rappresentano dovrebbero avere ruoli e fi nalità diverse. La Medicina d’Urgenza ha numerose “mission” (- Primo e rapido inquadramento diagnostico orientato alla identifi cazione delle
condizioni cliniche che comportano rischio per la vita o
per la funzione di un organo; - Adozione dei primi interventi terapeutici mirati in particolare alla
stabilizzazione
dei pazienti a rischio; - Attivazione dei percorsi assistenziali intraospedalieri o di rete per
le situazioni di emergenza; - Selezione dei pazienti che necessitano ricovero con scelta del livello di
intensità assistenziale; - Rinvio a domicilio con le indicazioni per le eventuali successive fasi assistenziali) nessuna delle quali è in contrasto con quelle che sono le
funzioni e le attività della Medicina Interna.
La verità è che i tempi cambiano e gli Ospedali cambiano e cambiano anche gli obiettivi delle cure ospedaliere perchè cambiano (e lo stanno facendo tuttora) anche i Piani Sanitari e gli obiettivi
(sanitari) della nostra Regione con il potenziamento del territorio (Chronic Care Model) e dei percorsi di deospedalizzazione. In qualità di Professionisti
(di qualsiasi disciplina) abbiamo il dovere di tener conto di questi cambiamenti e il diritto di dare il nostro contributo alla pianifi cazione del cambiamento. I cambiamenti sono come sappiamo momenti di grande “stress”, ma sono anche i momenti
in cui si presentano le migliori opportunità di innovazione. Ecco, io credo fermamente, anche da “ex” internista, che la Medicina Interna non debba lasciarsi sfuggire questa grande opportunità di
“rivedere” e “riorganizzare” i propri percorsi e i propri servizi, perchè questo consentirà alla Madre di tutte le discipline (come giustamente è stata defi nita)
di riappropriarsi del proprio ruolo e di mantenersi al passo coi tempi e con le “esigenze” dei tempi.
La Medicina d’Urgenza è giovane, è nata in questo contesto, ed ha nel proprio DNA il rapporto con il tempo (trova i suoi capisaldi nelle patologie tempo-dipendenti). Inoltre, spinta dal crowding di cui soffrono regolarmente i Pronto Soccorso, ha
sviluppato (più o meno ubiquitariamente sul territorio regionale e nazionale) dei meccanismi che potremmo
defi nire di “sopravvivenza” secondo i quali sviluppando al massimo i percorsi ambulatoriali (in collaborazione con i vari specialisti) e ottimizzando le attività nell’arco delle 24 ore (Osservazione Breve Intensiva) riesce in una buona percentuale
dei casi ad effettuare una tempestiva dimissione con successivo follow-up ambulatoriale pur nel rispetto della good clinical practice (non è certo un caso che molte aziende, tra cui la A.O.U.P., si stiano muovendo verso percorsi di “deospedalizzazione”). A riprova di quanto detto, gli indici di riammissione dei pazienti dimessi dalla Medicina d’Urgenza (Parametri costantemente monitorati dalla nostra Regione) si sono mantenuti e si mantengono nei limiti “fi siologicamente” previsti per le nostre attività e la presunta facilità con cui i pazienti dimessi dalla Medicina d’Urgenza rientrano in ospedale non emerge in alcun dato scientifi co, al di là dei luoghi comuni di cui sono straordinariamente colmi i nostri Ospedali.
Non posso escludere che in qualche ambiente “poco illuminato” si sia pensato di risolvere i
problemi della Medicina Interna con l’implementazione della Medicina d’Urgenza, ma da professionista che opera nel settore in maniera estremamente attiva mi sento di rassicurare tutti gli amici e colleghi
internisti: la Medicina d’Urgenza non è e non sarà mai
in competizione con la Medicina Interna. I ruoli e gli obiettivi sono profondamente diversi e se in questo
momento la Medicina Interna sta soffrendo per la riduzione dei posti letto (per motivi che sappiamo tutti quanti essere di natura
“economico/congiunturale”), ne soffre in egual misura la Medicina d’Urgenza e il Pronto Soccorso laddove tale riduzione non avvenga sulla base di una attenta analisi della casistica e della possibilità/programmazione di
riduzione
dei tempi medi di degenza. È forse su questo che la Medicina Interna deve rivolgere il proprio sforzo innovativo e riorganizzativo. Ci sono esperienze e metodologie promettenti in tal senso… ma questa è un’altra storia.
Alessio Bertini
Presidente SIMEU Toscana - Dirigente Medico U.O.
Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso, AOU Pisana -
Email:
alessio.bertini@yahoo.it